GLI STUDIOS DI PAPIGNO,
CITTÀ FANTASMA
Scadrà a dicembre di quest'anno la convenzione tra il Comune di
Terni e Cinecittà Studios per la
gestione degli studi cinematografici di Papigno.
La scommessa
amministrativa, non priva di indubbio fascino e interesse, di creare a Papigno
un polo cinematografico importante anche in termini occupazionali e di
valorizzazione turistica, si può dire, sostanzialmente,
fallita.
SEL crede che l'azione
su questo tema vada rilanciata, invitando l'AC ad uno scatto di orgoglio e di
fantasia per verificare definitivamente la sostenibilità, economica e culturale, di un centro di produzioni
cinematografiche a Terni.
Altrimenti tentare di
battere nuovi percorsi.
Perché non proporre, quindi, un concorso di idee (o un
procedimento idoneo che si riterrà opportuno) che possa
indicare anche strade alternative e di qualità per l'utilizzo del
sito e delle sue infrastrutture? Un bando aperto di dimensione europea basato
sul confronto della qualità progettuale e
dell'affidabilità del soggetto gestore.
Forse si scoprirà che la via intrapresa alcuni anni fa non è la sola percorribile, non solo dal punto di vista del
soggetto gestore ma anche della destinazione d'uso.
Individui il Comune
delle linee guida di fondo (destinazione turistica, ambientale, museale, etc.)
e nomini una commissione d'alto livello con presenze significative
rappresentanti il mondo della cultura, dell'architettura e dell'urbanistica in
grado di guardare al futuro in modo innovativo per il rilancio di un bene
pubblico così rilevante come gli
Studios di Papigno.
La convenzione, in
essere dal 2001, prevedeva, a fronte di un modestissimo canone pagato dalla
società romana al Comune, che
quest'ultima garantisse l'utilizzo del sito per produzioni cinematografiche e
di fiction per un numero minimo di giorni all'anno grazie a investimenti
pubblici e privati attratti dai servizi offerti e dalla competitività economica rispetto agli studi romani.
La storia, onestamente,
ci racconta altro.
Cinecittà Studios non ha saputo (o voluto?) attrarre produzioni in
modo significativo, in questo non favorita di certo dall'incolore attività di Umbria Film Commission che non ha mai svolto quel
ruolo propulsore e catalizzatore che organismi analoghi hanno saputo invece
garantire in altre realtà. Altro era possibile
fare, basti consultare il rendiconto delle attività realizzate in Puglia, dove, con il lavoro di Apulia Film
Commission (www.apuliafilmcommission.it), si è trasformata l'industria culturale del territorio che ha
ospitato oltre 100 produzioni in tre anni tra cui, non ultima, una decina di
puntate della nota serie Beautiful, prodotto visionato in oltre 40 Paesi nel
mondo.
Il Comune,
probabilmente, avrebbe dovuto credere maggiormente nel progetto, non
derubricarlo a semplice pratica amministrativa.
Allo stato attuale ci
troviamo di fronte a produzioni ferme, a professionalità formate sul territorio costrette ad emigrare o a
ri-formarsi. Forte è, inoltre, il rischio
di un deterioramento degli impianti a fronte dei grossi investimenti che hanno
richiesto, ma, soprattutto, siamo di fronte ad uno stallo assoluto circa le
decisioni da prendere a pochi mesi dal termine della convenzione in atto.
Il nostro timore è che, per inerzia, si continui a proseguire sulle strade
già note e con i medesimi attori, accantonando di fatto
dalla discussione quello che è stato uno dei fiori
all'occhiello delle passate amministrazioni e che ha assorbito notevoli
investimenti pubblici.
In ogni caso, chiediamo
che si riapra il dibattito pubblico intorno a un bene importante della nostra
comunità, che non merita di
essere abbandonato all'oscura - e nemmeno remunerativa - gestione dell'ovvio.
Prima che l'emergenza
certifichi la stanca continuazione dell'esistente.
.
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